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L’amore eterno esiste e ce lo dimostrano Alfeo e Aretusa, trasformati dagli dei e uniti per sempre nell’isola di Ortigia a Siracusa

I miti greci, romani e siciliani si intrecciano nei tempi e ci raccontano storie fantastiche in cui eroi, guerrieri, dei e gente comune si incontrano (e, a volte, si scontrano) in storie che ancora oggi vengono tramandate superando i secoli. Molte di queste storie ci parlano dell’amore e della sua forza. Cosa accade quando creature mitologiche e leggendarie si innamorano? Quanto può durare nel tempo questo sentimento? In quanti, uomini o dei, hanno perso la ragione dopo essersi innamorati? Domande a cui può rispondere la leggenda cui è legata la Fonte Aretusa, lo specchio d’acqua dolce dalla forma circolare che si trova nell’isola di Ortigia, a Siracusa, a pochi passi dal mare.

C’era una volta Aretusa, una ninfa (divinità minore della mitologia classica) ancella di Artemide dea greca della caccia, figlia di Zeus e sorella gemella di Apollo. I romani identificavano questa dea con il nome Diana.

Un giorno la ninfa Aretusa, durante una battuta di caccia, si allontanò dal gruppo e si ritrovò sulle sponde di un fiume nel Peloponneso, in Grecia, dove, vista la giornata afosa e le acque limpide, decise di fare un bagno. In quel momento la vide il giovane pastore Alfeo che rimase folgorato dalla sua bellezza e se ne innamorò perdutamente. Un sentimento che lo portò alla follia e che gli fece inseguire Aretusa giorno e notte. La ninfa, stanca di fuggire, raggiunta finalmente la dea Artemide, le chiese di salvarla. Artemide, inizialmente, la avvolse in una nuvola per nasconderla da Alfeo che, tuttavia, non si arrese e continuò a cercarla. La dea, allora, trasformò Aretusa in acqua e la fece sparire in una fessura nel terreno, dove viaggiò sottoterra, sotto i mari, addirittura attraversando gli inferi, prima di riaffiorare come una sorgente a Siracusa.

Alfeo, intanto, soffriva per amore. Le sue lacrime disperatecommossero gli dei che decisero di trasformarlo in un fiume sotterrano che dalla Grecia arriva fino alla Sicilia per unirsi alla sua amata. Una prova di amore e di sincerità dei sentimenti che riuscì a convincere anche la stessa Aretusa, che alla fine acconsentì all’unione con Alfeo: le loro acque adesso sono unite per l’eternità.

Narra la leggenda che se si getta una coppa nelle acque del fiume Alfeo in Grecia, questa viaggerà nel sottosuolo per riapparire nella Fonte Aretusa di Siracusa, provando la continuità tra la Grecia e la città siciliana.

Oggi è possibile ammirare una statua raffigurante i due amanti finalmente uniti. La Fonte Aretusa è diventata un luogo dove si celebra l’amore eterno: si dice che porti fortuna agli innamorati toccare insieme le acque della fonte. Al tramonto, poi, la vista sul porto regala un panorama fantastico e romantico, di quelli che riempiono gli occhi di mille sfumature di rosso e arancione e che possono far accelerare i battiti nei cuori degli innamorati.

All’interno dello specchio d’acqua vivono i cefali, pesci sacri alla dea Artemide, la cui presenza è documentata dagli scritti di Marco Tullio Cicerone più di 2300 anni fa. Anche le anatre hanno fatto della fonte la loro casa prediletta e si tuffano tra le piante di papiro egiziano che in tutta Europa sono presenti solo a Siracusa e alle sorgenti di Fiumefreddo a Catania. Un ecosistema molto fragile vista la vicinanza con il mare: se le acque dolci si mescolassero a quelle salate, i pesci e le piante di papiro potrebbero morire. Nel corso dei secoli svariati terremoti hanno rischiato di far interrompere l’afflusso di acqua. Lavori di manutenzione continui hanno permesso alla fonte di resistere e di sopravvivere fino ad oggi. Ci piace pensare che la sorgente di acqua dolce non possa essere interrotta da nessun evento naturale o artificiale, perché l’amore eterno esiste e ce lo raccontano ogni giorno Alfeo e Aretusa proprio grazie alla fonte dedicata alla ninfa.

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